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A onor del vero

Ma quanto bella è questa espressione?
Ci pensavo al telefono con la maestra Stefy, mentre mi rimangiavo certe parole dette a sproposito.

Il giorno prima mi aveva rimandato a casa il piccoletto perché, diceva, aveva strani puntini ovunque. Eppure io sti puntini non li vedevo. Vedevo solo una valanga di mail arretrate, camion di antizanzare bloccati in dogana, richieste urgenti di magnesio e potassio e un piccoletto annoiato e rognoso acquattato sotto la scrivania, distruttore seriale di qualunque cosa non sia già malmessa, mangiatore seriale di qualunque cosa non respiri, urlatore seriale in qualunque momento vagamente professionale, altro che stanchezza, inappetenza e bisogno di coccole. Poi però per scrupolo dalla pediatra ci siamo andati.

A ONOR DEL VERO nessuno scrupolo che ci togliesse il sonno, eh, men che meno senso civico e spirito di fratellanza. Era il timbrino sul foglio di rientro in comunità che avremmo pagato oro. La comunità dispensatrice di pasti variegati e salutari, di pannolini, di pareti da pitturare a piacimento e di angoli morbidi e di maestre pazienti nonostante il caldo. Valeva la pena quel pit stop pediatra.

Oh, i puntini a onor del vero non li vedeva nemmeno la pediatra (e già il mio ego gongolava)
Ma no, signora, sarà il caldo… (quindi il mio timbrino?!)
Queste maestre apprensive… (non lo dica a me, guardi, con tutti quei camion in dogana…)
Certo, però, la gola è bella arrossata (eccicredo! con tutto quel che ci passa dentro! Manco il traforo del Monte Bianco a Ferragosto!)
Forse meglio fare un tampone (no! Il tampone no! tipregotipregotiprego)

Scarlattina.
Altro che timbrino.
Antibiotico per 10 giorni.
Sempre che lo trovi nel raggio di 50 km piangendo in balenese.

A ONOR DEL VERO avevi ragione tu, maestra Stefy.
Anche se ho fatto di tutto per avere ragione io.
Avevi ragione tu, mica io.
E mentre lo dico mi sento così leggera.

E penso a quante battaglie combattiamo ogni giorno per questioni meschine che spacciamo per questioni d’onore e di principio. Per il buon nome di qualcuno o di qualcosa. Dell’istituzione, della famiggghia, dello Stato, della tradizione in saecula saeculorum amen. Non certo per la verità.
Ce ne accorgiamo per certe battute che ci pungono sul vivo. Per quel tasto dolente. Per quel moto di rabbia. Per quella risposta di pancia. Per quegli stereotipi che innalziamo come muri. Per quel si è sempre fatto così che non ammette remore. Per partito preso. Perché puntiamo i piedi. Perché difendiamo cose che si difendono da sole. Perché inventiamo nemici ovunque. Perché ci sentiamo tutti un po’ Frodo. Perché ne usciamo più tristi e più soli. Ammaccati.

La verità rende liberi.
La verità se la ride dell’onore, come una cicala d’estate.

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