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Chi ama chiama

Campanelli venezia Photo by Serge Le Strat on Unsplash

Quante volte al giorno un cucciolo d’uomo chiama la mamma? Più o meno 720. Moltiplica per 5, togli quello che mamma non lo sa ancora dire, riaggiungilo perché nel frattempo ha capito come farsi capire, aggiungi le notifiche in chat, togli l’asilo che ahimè non chiama più, togli pure quando ti chiamano di notte che sicuro stanno sognando perciò ti giri dall’altra parte, e quando giocano a mamma e figlia che in realtà non volevano chiamare te, aggiungi la lavatrice e l’asciugatrice che ti chiamano anche loro quando hanno fattoooo… così a spanne siamo sui 3.640/die. Perciò sì, lo ammetto: non potendo procurarmi delle sostanze psicotrope, mangio schifezze di nascosto dai bambini.

Mio marito, che ha fatto un grafico a torta, mi conferma che su 3.640/die di reclami, solo un 2% è davvero giustificato: quando sono rimasti incastrati da qualche parte a testa in giù e quando hanno fame e non possono procacciarsi autonomamente del cibo. Tutto il resto è un dispendioso optional (Dove sei? Mi cerchi la matita? Oggi fa caldo? Quanti quadretti salto? … Mi scappa la pipì è un evergreen). Non avendo le qualifiche per vietar loro di nominarmi invano, mi sono interrogata su questo parlare a vanvera così diffuso – a quanto pare – in tutte le case. E pure fino a tarda età – mi dicono – se la prole non espatria.
Appurato che non mi chiamano per sapere se sono viva (perché anche se fingo di essere morta loro continuano a chiamarmi imperterriti), ho scoperto che mi chiamano solo per essere sicuri che la mamma risponda.

Perché non il papà? Ah, boh, chiedetelo agli esperti, ma in casa nostra funziona così.
La mamma è una specie di juke box, è troppo divertente schiacciare tutti i tasti a caso. La si chiama da lontano, da più punti e contemporaneamente. Risponde sempre e comunque, ma magari sbaglia figlio. Le sue risposte sono sempre immediate, ma non sempre sagge. A volte risponde con altre domande e a quelle si risponde da sola. Spesso risponde dal bagno.
Il papà è un pulsante semplicissimo: on/off. Gli si fa una domanda alla volta, solo se la mamma ha già detto di no e solo quando non è in call. Gli si fanno solo domande a cui può rispondere con una sillaba o con un numero, tipo: A che ora torni? Su che canale? Quanto costa? È capace di metterti in attesa.

Ma tanto ai figli non importa cosa rispondiamo. Gli basta sapere che per loro ci siamo sempre, in modalità isterica o in modalità serafica, con uno sgrunt o con un abbraccio. Come nelle famiglie famose, la mamma dice “Eccomi!” e il papà c’è e basta, anche quando dorme. Non fanno come l’INPS, che a forza di chiamarlo invano smetti di crederci.
Quel 98% di risposte inutili x 365-66 giorni all’anno infonde ai figli sicurezza nella vita e li incoraggia a correre per la loro strada.

E noi già grandi, chi chiamiamo?

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Certe abitudini hanno una lunga storia…

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