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#Childfree (ovvero: non ricordateci che siamo figli)

Caro mondo,
ce lo dicono in tutte le lingue del mondo che siamo troppi.

Che manca l’aria, che manca il cibo, che non ce n’è per tutti.
Che rallentiamo gli altri, con i nostri bisogni speciali.
Che pesiamo sulla sanità, con le nostre cadute.
Che creiamo disagi tra congedi e permessi.
Che siamo inutili come piante di notte.
Che siamo eco-insostenibili.
(Che insomma: basta far figli per capriccio!)

Ma io li capisco eh.
Occupiamo tutto il marciapiede con i nostri passeggini, i monopattini, le sedie a rotelle.
Riempiamo sacconi di pannolini e salviette umide.
Facciamo pipì contro gli alberi.
Piangiamo di notte.
Starnutiamo senza mettere la mano davanti.
Ci perdiamo al supermercato.
Facciamo i capricci alla cassa.
Allunghiamo le code in Posta.
Indichiamo la gente senza troppi complimenti.
Diciamo tutto quello che ci passa per la testa.
Ci prendiamo i pidocchi 2-3 volte l’anno.
Sotto il metro non paghiamo il biglietto.
Schizziamo le signore sul bagnasciuga.
Ridiamo tra le 14 e le 16.
Tiriamo la coda ai gatti.
Vogliamo sempre un’ultima storia.

Caro mondo,
mi spiace, sul serio.
Non tanto per i miei di figli, che spero si sappiano sempre fortemente voluti.
Che ho messo al mondo convinta ti avrebbero reso più bello, o almeno più vario.

Mi spiace per tutti quelli che hanno imparato a cavarsela da soli. Per tutti quelli che prima o poi su questo mondo si sentiranno di troppo. E vorranno sparire senza far rumore, senza dar fastidio, per non essere di peso.

Come se la vita su questo mondo non fosse tutta un viaggio di ritorno a quell’essere figli.
E il desiderio di domani nient’altro che nostalgia.

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