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Esci, che problema c’è?

Sì, lo so, caro marito, che questo era il nostro spazio romantico, ma ultimamente è difficilissimo trovare un centimetro di casa in cui rifugiarmi: anche in bagno mi viene sempre dietro qualcuno. E ti ricordi perché abbiamo tolto la chiave.
Sì, lo so, caro marito, che avevo promesso di non sbuffare, ma ultimamente è difficile pure sfogarsi con le solite amiche, visto che anche i loro bagni sono senza chiave. 
E stamattina, caro marito, io ho proprio sbroccato, quando mi hai detto: “Esci, che problema c’è? ci sto io con i bambini!”

Ma come che problema c’è?
Ma non lo vedi che sono le 10 e sono tutti in mutande e mica siamo in vacanza? Non ti rendi conto che Bea deve fare i compiti e appena cambio stanza si alza e se ne va a caccia di farfalle, così poi perde la matita in giro e passiamo mezz’ora a cercarla e i compiti sono pieni di errori e lei è sempre più svogliata e mica si possono imparare così le sottrazioni? Tu la fai facile, che ti metti a lavorare con le cuffie vicino a lei. Ma non funziona così! E intanto gli altri si pestano e distruggono casa! E chi mette via la colazione e prepara il pranzo e si porta avanti sulla cena, che qui volete pure mangiare?

Sì, lo so, caro marito, che per me tu ci sarai sempre e comunque (me l’hai detto tempo fa, davanti a un prete e 270 testimoni), ma ultimamente questo fatto che tu ci sei ma è come se non ci fossi ci manda un po’ in confusione. Se tu non ci fossi, io prima o poi imparerei a fare il risotto, ma ci sei.

E poi sai che c’è? Che se non c’è problema io me ne vado davvero a fare un giro e vediamo come ve la cavate senza di me! 
E dopo 3 mesi che corro e salto tipo flipper, pian piano rallento e mi bevo il sole in faccia e mi fermo a chiacchierare con la gente che si beve il sole in faccia e guardo le mamme con i passeggini che si scambiano complimenti e mi compro un pezzetto di focaccia e mi godo beata il mio ultimo nato che fa le bollicine in bocca e ride a ogni sampietrino. E una lacrimuccia mi scende pure, perché questa doveva essere la nostra maternità e solo oggi mi accorgo che ha un colore degli occhi a cui non saprei dare un nome. Rallento ancora un po’. Spengo il cellulare e dimentico per un attimo che qualcuno a casa mi aspetta.

E sai che c’è? Che adesso a casa ci torno con tutta calma e faccio come se IO non ci fossi. Non raccolgo i Lego da terra, non lavo i figli che si sono fatti i tatuaggi col pennarello, non carico i compiti sul registro elettronico, non chiamo la pediatra, non chiamo l’INPS, non guardo le chat, non apro il frigo. Già. Così domani dovrò esserci il doppio.

Ma poi torno a casa e trovo i compiti fatti. Qualche errore c’è, ma va bene così. Il resto è un disastro, ma lo era già prima. No, non è vero che non spiccico parola da stamattina. E non ho il muso, non sono strana, non è colpa degli ormoni. Ma è così difficile capirlo? Vorrei solo che ogni tanto tu mi dicessi: “Esci, che problema c’è? ci sto io con i bambini!”

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Porta pazienza siamo uomini e a volte sottovalutiamo le esigenze altrui. Ci sembra tutto facile ma non è cosi. È una discussione ricorrente nelle famiglie purtroppo