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Gesù Bambino non arriva con Amazon

In questi giorni di quarantena il nostro citofono sembra impazzito.
I terroni ci sono abituati a sta roba di affacciarsi, tirar su roba, stendere chiacchiere sui fili come il bucato al sole. Io invece, terrona rivisitata, divento antipatica se qualcuno citofona senza preavviso e me lo ritrovo sulla porta che sono in pigiama.

Gradirei un confronta i prezzi, leggi le recensioni, aggiungi al carrello, traccia il pacco, consegna prevista il tal giorno alla tal ora, possibilmente non in orario nanna, e se non è come lo vuoi resi e rimborsi. Perché caspita! ho pagato, me lo merito, lo stavo aspettando, il cliente ha sempre ragione.

Il povero Gesù Bambino lo sa, e sta approfittando della nostra quarantena per allenarci alle sorprese. Tiramisù, alcol, cioccolatini, ragù, muffin, ovetti Kinder, crostate, lasagne, lettere (ma di quelle vere, con tanto di francobollo!) … Ogni giorno il citofono suona e l’ascensore va su e giù manco fosse il corteo dei pastori. A volte con un biglietto, a volte devi pure indovinare. E non puoi far complimenti, non ti puoi negare, non puoi nemmeno ricambiare, anzi ti auguri di non poterlo fare. Puoi solo dire grazie e non me l’aspettavo.

Povero Gesù Bambino, che arriva senza una data presunta parto, un indirizzo di consegna, un minimo di preavviso, delle istruzioni per l’uso, una cameretta in tinta e un trio a norma.
Che bussa a caso e non trova posto.

E io che ogni Avvento faccio il conto alla rovescia scartando caramelle e buoni propositi. Che se fossi il re farei un censimento ogni 27 del mese per stare tranquilla, conteggiando i mancini, i capelli rossi e i vegani.

Povero Gesù Bambino, che ogni Natale per nascere ha bisogno del mio cuore. Non pronto, ma aperto.

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