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Il più piccolo ha sempre ragione

Da quasi sette anni in casa nostra non si mangiano spaghetti, perché i più piccoli non sono capaci. Però abbiamo girato mezza Francia con un lattante sulla schiena e una bimbetta che si faceva la pipì addosso ogni tre metri. Partendo al mattino con una vaschetta di prosciutto e comprando baguette lungo la strada. Non avremo fatto foto come turisti giapponesi, ma abbiamo contato centinaia di fenicotteri rosa. Tenere il passo del più lento non sempre è perder tempo. È vero, dobbiamo sempre aspettare che il piccolissimo vada a nanna per tirare fuori i Lego, ma mangiamo tutti caramelle se per sbaglio fa la pipì nel vasino.

“Il più piccolo ha sempre ragione” è la regola n. 9 sul nostro frigo, “ma a volte – c’è scritto – il più piccolo è il papà”. Sì perché il più piccolo non è per forza l’ultimo arrivato, con il suo fagotto di urla, di nanna e di pappe da rispettare. A volte è la sorella che deve fare i compiti in silenzio, a volte il fratello gentile che alla fine mette sempre a posto lui. Il papà che torna a casa stanco e nervoso, o la mamma che ha bruciato la cena. Il più piccolo è il più piccolo, ma non è giusto che nei giochi ce l’abbia sempre vinta lui, e non deve rubare nel piatto della sorellina più grande che pesa la metà di lui perché quest’anno ha deciso di mangiare solo cose arancioni.

La nostra regola n. 9 è assai volubile e per nulla democratica, eppure funziona: ci ricorda che la fragilità dell’altro è un tesoro prezioso da custodire. E che non c’è nulla di male a sentirsi piccoli.

* Una città (una scuola, una società…) a misura dei più piccoli (dei più deboli, dei più malati) è più bella (e più giusta) per tutti.
Franco Lorenzoni, Partiamo dai bambini per riaprire le città

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