Vai al contenuto

L’amore tutto copre

Questa volta l’abbiamo tirata per le lunghe. 
Quattro giorni di tregua forzata in cui nessuno dei due si decideva a fare il primo passo.
Ma le cose non vanno a posto da sé, non prendiamoci in giro. C’è sempre uno che deve avere il coraggio di tornare sull’argomento e chiedere scusa. E più il tempo passa, più è difficile. 
Qualunque tentativo diventa maldestro, la minima svista viene rinfacciata, ci si appiglia a un po’ di malumore e di stanchezza per altre scenate. Si evita il corridoio per non doversi sfiorare, si resta svegli davanti a una serie tv che non ci interessa. Si parla di altro, si mettono flag come fossero cerotti. Ma il sorriso non sgorga perché la mascella è tirata. Adesso che le camerette sono due, nemmeno la preghiera della sera con i bimbi ci costringe vicini. 
E basterebbe poco, davvero, ma le parole non escono.  

Senonché stasera eravamo tutti molto arrabbiati. Stanchi, accaldati, litigiosi. Piedi sporchi più del solito. Nemmeno il libro che legge la mamma ci mette d’accordo. Alla prima goccia di un acquazzone ci disperdiamo correndo a chiudere le finestre e a tirar dentro i panni. Sperando che il temporale estivo spazzi via l’afa dal cuore.

Tornando con in mano il catino li sento dalle scale i singhiozzi della mia bimba più grande. E non sono capricci stavolta. Non già l’amore, voglio sperare.  
“Che succede? Non dormi?”
“Combino un sacco di pasticci, e vi faccio sempre arrabbiare!” risponde il cuscino.
“Capita amore mio, anch’io ne combino tanti…”
Poi chiudo le persiane perché mi è entrato qualcosa nell’occhio. E perché sono un’idiota.

I nostri vecchi, quando io ero bambina, dicevano di star tranquilli, che ogni figlio viene al mondo con una pagnotta sotto il braccio. A me pare che, oltre alla pagnotta, si siano trascinati dietro una valigia di barbatrucchi e di cappelli e di conigli. Di parole che non trovi e di tenerezza che credevi perduta. Quando sei a secco di speranza, impantanato nella tua stanca routine, eccoli che chiedono spazio come allora. Dai, conta le stelle del cielo se ci riesci!

E no, no, no, non voglio che in casa nostra si debba piangere per chiedere scusa. Non voglio i singhiozzi sotto il cuscino. 
Soprattutto non voglio la vergogna di quel primo uomo che non si sentiva più figlio per aver mangiato una mela.
Lui non poteva saperlo che era già stato perdonato.

Condividi con i tuoi amici se ti piace!
Sottoscrivi
Notificami

0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti