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Litigare è un’arte

C’è una cosa che ho imparato leggendo Jodi.
Tutti i suoi libri affrontano temi spinosi, argomenti divisivi, questioni estreme. Lei dà voce a tutti. Sta lì a guardare come se la caveranno.
Ogni tanto, assistendo a certi siparietti politici, mi chiedo se li paghiamo per litigare.
Perché io a quest’ora sarei già disoccupata.

E un’altra cosa ancora ho imparato. (Leggetelo La bambina di vetro. Lo dico non sapendo ancora come andrà a finire, e se salteranno tutti i miei preconcetti.) Nessuno è assolutamente libero nelle sue scelte. Siamo tutti così di parte. Tutti così feriti, falsati, lunatici, meteoropatici, pieni di difetti, ignoranti, esposti ai malumori, suggestionati dal nostro passato, preoccupati per il nostro futuro, accecati da interessi personali, dominati dalle nostre battaglie ideologiche, vendicativi, reattivi, polemici, gelosi, disperati. Chi di noi, davvero, prende decisioni a prescindere dalla sua situazione personale? Senza alcun condizionamento familiare, economico, culturale, storico, ormonale? (il che peraltro ci rende tutti mai assolutamente consapevoli, sempre almeno un po’ perdonabili, per lo più terribilmente ridicoli)

Esperimento: prendete una mamma, una maestra, e un calendario scolastico da pianificare. Festività, ponti, chiusure, scioperi, seggi elettorali. Vediamo chi sopravvive.

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