Non mi piaci ma ti voglio bene

1) È impossibile piacere a tutti.

La pizza piace (quasi) a tutti.
Il sushi piace a molti e tutti gli altri se lo fanno piacere.
La peperonata piace ad alcuni ma a tanti rimane sullo stomaco.
Il canarino non piace a nessuno ma a volte aiuta.

Questa roba l’ho scoperta – come tante altre – troppo tardi. Sbatterci contro è stato traumatico, perché insieme ho scoperto anche di soffrire di likeaholism. Mi guadagno tonnellate di smile sulle chat dell’asilo, ma, quando poi arriva maggio e si tocca il fatidico tema regalo alle maestre, divento una brutta persona.
Sono acida. È solo uno dei miei difetti, e nemmeno il peggiore, ma di sicuro è quello meno trendy nell’Era wozzap. E siccome viviamo in un paese, e probabilmente ritroverò le stesse mamme nelle chat dei prossimi quindici anni, devo rimediare con un sacco di cuoricini e dare la colpa agli ormoni.
Non mi piace non piacere. Vorrei tanto essere la pizza e invece sono una peperonata.

2) Per fortuna c’è la famiglia.

Ci capiti, non te la scegli, e te la tieni così com’è. Avrai pure un caratteraccio, ma mica ti possono rispedire al mittente. Al massimo possono sperare in un matrimonio riparatore. Se poi addirittura ti amano comunque, così come sei, senza fartelo notare troppo, senza chiederti di cambiare, e così tutti i giorni dell’anno indefessamente, tu fai un’esperienza impagabile: ti senti amata senza se e senza ma.

3) E poi ci sono gli amici.

Quelli sì che potrebbero mandarti altrove. Frequentarti solo se strettamente necessario. Farti gli auguri perché glielo ricorda FB ma poi ognuno a casa sua. Perché prima o poi certi nodi vengono al pettine. Certe contraddizioni, certi coni d’ombra, certi angoli polverosi. A me sta cosa fa paura: come io vedo i loro, loro vedranno i miei. Ma se faccio quel salto – se permetto agli altri di volermi bene peperonata quale sono e mi riprometto di fare altrettanto –, allora succede una cosa bellissima: che prima erano miti e adesso diventano amici veri. Persino le loro contraddizioni mi diventano amabili. E un po’ meno amare le mie figuracce.

Grazie ai nostri amici veri, che ci insegnano cosa è famiglia.
Grazie perché un po’ alla volta io imparo a volermi bene anche se non mi piaccio.