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P come Piccoli Passi Possibili

L’ABC

Stamattina mia figlia di 7 anni ha avuto una piccola crisi di panico perché non ha capito bene quanti quadretti dovesse lasciare da sinistra per centrare un titolo. Era talmente sopraffatta dal problema che non è riuscita a copiare le operazioni prima che la maestra cancellasse la lavagna. Il che ha innescato una seconda piccola crisi. Chiamasi ansia da prestazione, e posso immaginare da chi l’abbia ereditata. Perciò tento di rassicurarla smorzando la tensione.

Cosa succederà mai se lasci 10 o 12 quadretti? Diventi verde in faccia? Ti spuntano le antenne?
Non funziona, perché nella sua testa scontentare la maestra è peggio che trasformarsi in bruco.
Guarda che non succede nulla a sbagliare. Solo chi sta seduto non cade. È così che si cresce.
Nemmeno mi ascolta. Si sforza di ricordare torturando i quadretti.
Credi che la mamma e il papà non sbaglino mai? Ma non possono sempre chiedere alla maestra… A volte devono fare di testa loro, e non è una tragedia.

E mentre rincaro la dose, mi tornano in mente le mie mille minuscole ridicole tragedie. Perché adesso piange? Avrà freddo? Avrà fame? Avrà sonno? Avrò detto la cosa giusta al momento giusto? Sarò stata troppo diretta? Troppo metaforica? Si sarà offeso? Non mi rivolgerà più la parola? Avrò fatto bella figura? Avrò mutato il microfono? Avrò sorriso abbastanza? Mi avranno preso per la solita mamma chioccia? Avranno capito che odio i lavoretti?

Bimba mia, non prendiamoci troppo sul serio: siamo dei tentativi quotidiani. Siamo assaggia e aggiusta. Siamo q.b.
Siamo Piccoli Passi Possibili.
Ma chi cammina nelle mani di Dio, cade sempre nelle mani di Dio. 

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