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Stai a guardare

saintes maries de la mèr

Qualche giorno fa, al rientro da un giro in bici, il Signor No ha imboccato la discesa dei box in sella al suo triciclo, senza freni. Sarebbe finita in tragedia se il povero nonno non gli fosse corso dietro. Io in queste situazioni me ne sto a guardare. A volte mi scappa pure da ridere. Comunque non sono di grande aiuto.

Su tutto il resto sono fin troppo reattiva. Non riesco a farmi i fatti miei e alla fine intervengo in qualunque litigio, discussione, polemica, rissa, organizzazione dei compiti, spartizione degli incarichi, assegnazione dei ruoli, scelta del gelato, colore dei calzini, metodo di riempire la lavastoviglie… Mai una volta che me ne sto a guardare e lascio fare agli altri. Non è la sindrome della crocerossina, no, mi sento più il vigile urbano di piazza Venezia. Tu di qua, tu di là, avanti, stop!, rallenta. Mi ci vedo col fischietto.

Ieri sera era quasi impossibile restarne fuori. Ore 20.30, reduce dal clicca e vai. Spesa settimanale formato quarantena da organizzare tipo tetris in frigo formato famiglia media, gelati già quasi sciolti, ascensore in panne, marito ancora in work ben poco smart, figliolo che urla affamato, fratelli che urlano perché lui urla e allora alzano il volume dei cartoni. Obiettivo tendenza: cena minimal e tutti a nanna.
Vai a capire perché mezz’ora dopo i figli urlavano ancora e una pentola di trofie e acqua bollente precipitava nel lavandino ustionando il marito e recidendo il rubinetto. Acqua e trofie ovunque. La cena sopravvissuta ancora in pentola è migrata nella vasca da bagno per un secondo tentativo di scolo. Metà si è annegata nello scarico, l’altra metà si è salvata a stento ma, arrivata in tavola, è stata rovesciata a terra da un figliolo infuriato col mondo perché la sua forchetta era a sinistra e non a destra. Il GGG, che è tanto gentile quanto schizzinoso, è accorso prontamente in aiuto con dell’ananas a fette zuccherato esiliato dal frigo, ma lungo il tragitto si è scolato tutto lo sciroppo in testa, perciò via sotto la doccia in un mare di lacrime e impronte appiccicose ovunque. Intanto il lavandino continuava a perdere acqua, tutti avevano fame, il Signor No batteva i piedi in cima al tavolo completamente nudo a eccezione del ciuccio, la Pasionaria incitava allo sciopero anche i vicini di casa e la Selvaggia rincorreva perline sotto al tavolo, in mezzo alle povere trofie, ripetendo ossessivamente: “Ma Gatto fa rima con Stregatto?”. Ovunque mi muovessi calpestavo acqua, trofie e sentimenti.  

Così alla fine me ne sono rimasta mani in mano a guardare quel triciclo senza freni che scendeva in picchiata tipo valanga. Giuro! Tanto qualunque cosa avessi detto o fatto avrebbe solo peggiorato le cose. E poi un po’ faceva ridere. 

Tempo fa ero molto preoccupata per delle beghe familiari e mi sfogavo amleticamente con mio marito, perché davvero non sapevo cosa fare. E quell’uomo saggio, che parla due volte all’anno perché così ci puoi riflettere su sei mesi, mi disse: “Non devi sempre risolvere tutto. A volte puoi solo stare a guardare come va”.
Che è una forma bellissima di fidarsi.

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