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Talenti sprecati

Al Ministero della Felicità il signor Cuor Contento era un po’ sulle spine.
Gliel’aveva detto sua moglie, che quella nomina era una fregatura, e da allora erano già passati 10 anni, nella continua speranza che lo trasferissero.
Il suo lavoro consisteva per lo più nell’aprire tutte le mattine la casella di posta, leggere messaggi di gente sconosciuta ancora capace di esprimere desideri, individuare tra le righe la richiesta concreta e rimbalzarla a un altro Ministero competente. Non si trattava quasi mai di reclami, almeno in questo era fortunato: erano più che altro lettere cortesi di gente che aveva ancora del tempo da perdere. Nostalgici delle vecchie virgole che sprecavano caratteri scrivendo Buongiorno e Grazie. Nel 2083! Che assurdità!
Uno chiedeva del bello fuori dalla finestra (inoltrare al Verde), un altro l’antidoto alla nostalgia (inoltrare alla Salute), un altro non trovava l’anima gemella (inoltrare alle Politiche familiari. O alle Pari Opportunità?)   
Prodighi e scialacquatori, appunto, da rimettere in bolla. Era il suo mestiere: far quadrare conti, azzerare sprechi, mettere ordine.

Da qualche giorno però il signor Cuor Contento aveva un grattacapo.
Mail di gente strana traboccate dallo spam in cui le aveva a lungo ignorate. Una giovane mamma che chiedeva il part time per tornare a dipingere. Un ex giocatore invalido che voleva allenare una squadra di calcio. Un promettente ingegnere che voleva dedicarsi al sassofono. Un disgraziato che voleva raccontare la sua storia perché tra le crepe ci aveva visto del bello. Un vecchio medico che curava con le mani. Una maestra in pensione che aveva ancora tanto da imparare.

C’era qualcosa che non gli tornava in tutti quei messaggi.
Innanzitutto la parola gratis. Avrebbe dovuto confortarlo, e invece lo metteva così a disagio che ogni volta si girava guardingo verso la porta chiusa a chiave.
E poi quell’altra. Talento. Doveva essere uno slang della periferia, perché in città non l’aveva mai sentita. Quegli svitati dicevano di aver ricevuto talmente troppo da non riuscire a tenerlo per sé, e chiedevano di poterlo riversare su altri. Gratis. Extra termini contrattuali, extra obblighi imposti dalla vita, extra incombenze famigliari. Illegali per eccesso.
Questo è il colmo! pensò il signor Cuor Contento, Ministro della Felicità. A riempire vuoti ormai era diventato un esperto, ma fare spazio a un esubero era davvero una novità.

Avrebbero mandato gambe all’aria il sistema, quei fuori di testa, introducendo un dislivello, uno scompenso, una vertigine. Lo spreco era un rischio impossibile da gestire, gliel’avevano ripetuto mille volte durante il praticantato. Chi avrebbe compensato quel gap? Nel 2083 nessuno aveva più bisogno di niente. Tutti se la cavavano egregiamente da soli. Forse in qualche Paese arretrato rimasto al margine dell’uguaglianza. E se poi quel tracimare fosse diventato contagioso? Se tutti avessero voluto restituire gratis quel che gratis avevano ricevuto?

Il signor Cuor Contento doveva trovare una soluzione, e alla svelta. Perché stavolta non sarebbero bastati tutti i poveri della terra.

* Mentre ragionavo sul legame tra talenti ricevuti e impegno non retribuito, ho intercettato questa lettura (per me inedita) della Parabola dei talenti. Bisogna rischiare, mettersi in gioco – dice papa Francesco. – Investire e non seppellire. E chi sono per noi questi “banchieri”, in grado di procurare un interesse duraturo? Sono i poveri.

* Nel 2083 noi non ci saremo più, ma la mamma pittrice, l’ingegnere col sax, l’ex calciatore, la maestra instancabile, il disgraziato cantastorie, il medico ostinato, quelli esistono davvero e sono tutti amici nostri. Gente piena di talento ma soprattutto di coraggio, che si gioca la vita andando oltre le regole e si diverte un sacco.

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