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Te l’avevo detto!

Sembra che tra gli accordi prematrimoniali della coppia italiana media ci sia il diritto del marito a organizzare almeno due volte all’anno una grigliata. Io per la verità ne ero all’oscuro mentre sceglievamo insieme le fedi, la piegatura dei tovaglioli e anche il nome dei figli. Ma adesso capisco perché il mio tipo fosse così accondiscendente.
Fatto sta che, almeno due volte all’anno, lui ha potestà di grigliare senza che io dica bah. Tutte le altre volte dell’anno, invece, posso ricordargli (con esito comunque incerto) che:

  1. Grigliare sporca
  2. Grigliare costa
  3. Grigliare è uno sbatti

Perchè l’idea (appunto, l’idea!) piace a tutti, ma poi va a finire che:

  1. Si comprano quintali di carne
  2. Ci si mettono 4 ore prima di sedersi a tavola
  3. Ora che è pronto i bambini si sono ammazzati di patatine e sono caracollati sotto il tavolo

Siccome ormai da 10 anni le mie obiezioni sono assolutamente prevedibili (nonché assolutamente condivisibili) e le sue risposte vagamente primordiali (“Ma a me piace!”) va a finire che come da copione si discute animatamente sulla questione barbecue ogni weekend/ponte/festa comandata che 3Bmeteo colloca sopra i 12 gradi, con picchi di entusiasmo irrefrenabile intorno a Ferragosto e variazioni sul tema a seconda della latitudine e dei compagni di fionda.

Due volte all’anno, però, lui sa che si può organizzare a mia insaputa. Io in compenso, dopo essermi ammazzata di patatine sotto il tavolo insieme ai pargoli per affogare tutto il mio disappunto, e aver archiviato torri di schiscette, birre mezze vuote, fondi di salsine e avanzi di marinature, oltre a una serie innumerevole di misteriosi attrezzi che manco dovessero rianimarla la povera bestia di turno, ho potestà di infierire sul mio glorioso prototipo di cacciatore-ingegnere con le 4 inappellabili parole di rito. 

TE L’AVEVO DETTO!

C’è un Altro che oggi se la potrebbe tirare più di me. E infatti glielo dice pure ai suoi, ma con che tenerezza!

E dai, Maria, perché piangi? Ma non te l’avevo detto che anche stavolta sarei tornato più vivo di prima? Non sono forse duemila anni che trovi la pietra rotolata via, la tomba vuota, le bende ripiegate per bene, gli angeli e tutto il resto? E allora perché ancora piangi? Perché ancora tremi, e non ci dormi la notte e non mi riconosci di spalle?

Benedetta donna, non sono 40 anni che risorgo per te? Che per te mi rialzo, prima ancora che suoni la sveglia, prima ancora che tu ti metta in cammino, prima ancora che tu possa cercarmi? Perché allora lecchi le ferite, piangi gli sbagli, torni e ritorni sui soliti se, conti gli avanzi, metti i puntini, vuoi far da te? Non sai ancora, dopo tanti risvegli, che tutto questo (anche questo!) risorge? Che l’ultima parola è sempre mia?

Prenditi un po’ in giro, ricordati che ci sei già passata, fai scorte di domeniche per i lunedì, guardati come ti guardo io.
E ripetilo con me per i prossimi 50 giorni:
Resurrexit!
SICUT DIXIT

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