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14 giorni dopo

Giochi inutili fatti sparire? Fatto.
Giochi sonori privati delle pile? Fatto.
Giochi pericolosi fatti a pezzi? Fatto.
Disegni e lavoretti degli ultimi tre anni cestinati? Fatto.
Didò e sabbia magica nascosti sull’ultimo ripiano in alto? Fatto.

Ci siamo, stanno per citofonare.
Sul pianerottolo buio riusciamo a distinguere 3 sorrisoni. O davvero si sono lavati i denti tutte le sere, o non si fanno una doccia da 14 giorni, perché sembrano in bianco e nero. Uno, quello con le ciglia lunghissime, ha in braccio un mazzo di piume di pavone per la sua mamma e corre in casa tutto emozionato. Poi c’è una specie di puffetta con le treccine che ruzzola dentro con un salame sotto l’ascella e ci affoga di parole zeppolanti. Infine una spilungona con i piedi fuori dai sandali di almeno una spanna e in testa dei riflessi verde-cloro, che avanza ancheggiando manco stesse facendo l’hula hoop sul red carpet. (Sarà la baby sitter.)

Ci guardiamo. Per caso sembriamo la caserma dei pompieri?
Deve esserci stato uno scambio, perché questi non sono nostri!
Troppo tardi, ci sono addosso e non riusciamo a schivarli.
“Babboooo!” (E questa da dove viene?)
“Mammaaaa!”
“Babiiii! Tommyyyyyy!”
Abbracci tra Piedi Neri e Visi Pallidi. Girotondo di esultanza. Quasi mi commuovo.
Fanno un tale chiasso che si affacciano tutti i vicini, anche quella sorda.

“Lo sai che abbiamo visto una biscia d’acqua? E pure i porcellini d’India. E pure un cervo volante. E pure una cacca di dinosauro.”
“Lo sai che ho imparato a fare la capriola sott’acqua? Lo sai che nuoto senza i braccioli? Lo sai che…”
“Gli amici ci hanno dato il loro numero. Dobbiamo chiamarli subito così ci organizziamo per l’anno prossimo!”
“Uffi, ma stavo parlando io! Parli sempre tu, non è giusto!”
“Lo sai che nei castelli stendevano i panni sui fili? (Ah sì? Pure mia nonna.) E che le signore belle e ricche avevano la pelle bianchissima perché andavano in giro con un ombrellino?”
“Lo sai che c’erano anche i barracuda? E i pesci pagliaccio? E le balenottere…”
“Ma che dici!? Uffi, stavo parlando io!”
“Chi viene stasera a cena?”

Ci sfugge qualcosa.
Già stufi di noi, i tre fanciullini neri si aggirano per casa come se fossero al luna park, riabbracciano le bambole, ribaltano le scatole dei Lego, saltano sui letti come se non ne avessero mai visto uno in vita loro, tirano giù dagli scaffali tutti i giochi, trovano anche il didò, si infilano uno sull’altro tre-quattro vestiti di Carnevale di purissima lana vergine misto plastica, razziano il cassetto freezer dei gelati e si lanciano in una specie di rave urlando in cerchio come invasati.

“Ma non è che ce li hanno scambiati sul serio? Non sembra anche a te che aspirino le c?”
“Mmm”
“Tequila e guaranà, guaranaaaa!” (Quella sicuro è la baby sitter.)

Poi l’urlo.
A scanso di equivoci, il piccoletto nudo tutto ciccia e capricci ha pensato bene di addentare la puffetta-zeppola per assicurarsi che fosse davvero sua sorella.
Possiamo rilassarci.
Sono solo cresciuti di 14 giorni.   

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