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2 novembre

I miei figli, al cimitero, ci stanno come i gatti di Roma.
Raccolgono sassolini e rametti da portare sulle tombe più vuote, cercano foto di bambini come loro e fanno il conto degli anni sulle dita, si perdono tra i labirinti di lumini e si rincorrono come pazzi dribblando vecchiette curve sui bastoni. Ogni tanto gli sfugge pure una preghiera.
Sarà che a conti fatti sono più vicini al cielo, sarà che ancora non hanno visto morire nessuno, sarà che sono più figli.
Ma io del 2 novembre ricordo i piedi zuppi dentro le scarpe di vernice, le litanie strascicate e gli sguardi bassi.
Perciò correte pure bambini miei, alla ricerca di passaggi segreti e scorciatoie, saltate nelle pozzanghere e fate scorpacciate di risate e di pan dei morti.
Che morire è un po’ come giocare a nascondino con gli amici, e ritrovarsi sul più bello dietro l’angolo.

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