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Anche se ti sembra assurdo…

“Chi invitiamo stasera a cena?”
E vaglielo a spiegare ai tuoi bambini, dopo 21 giorni che sono chiusi in casa, che nel frattempo tutto il mondo è finito in quarantena.
Che nel frattempo le loro classi sono finite in DAD e quindi da lunedì non cambia nulla se non l’affollamento sullo schermo.
Che ancora per un mese non potranno rimettere piede in piscina, o a calcio, o a catechismo.
Che non possono nemmeno tirarsela troppo, perché metà famiglia deve aspettare altri 10 giorni per un tampone, quindi dai nonni possono andarci solo di nascosto mentre i più piccoli dormono.
Vaglielo a spiegare ai tuoi bambini che nel raggio di chilometri non esistono amici che non abbiano almeno un fratello in quarantena, perciò – non avendo l’età per trovarsi al pub – nessuno potrà invitarli a merenda o venire a merenda da noi.
Insomma, che è un po’ come l’orso che si sveglia dal letargo e tutti gli altri orsi ancora dormono. (Che poi io lo dicevo già in tempi non sospetti, che qui a Milano fa freddo e bisognerebbe far domanda all’INPS per congedo letargo da novembre a marzo…)

In realtà spiegarlo ai bambini è semplicissimo, loro l’hanno già capito da un pezzo. Siamo noi grandi che facciamo fatica. E infatti anche stavolta litighiamo.

È tutto così assurdo, non fai che ripetermi.
Lo so, ma è la normativa, non faccio che ripeterti.

Tu sei un sistema binario, nella tua testa tutto è evidentemente chiaro.
Io nelle regole mi trovo a mio agio, nasco correttrice di bozze.

Ma ci sono i numeri, non fai che ripetermi.
Ma ci sono le sensazioni, non faccio che ripeterti.

A metà tra il matematicamente assurdo e la volubilità della luna c’è il buon senso.
Il problema è che il buon senso non ha una scala Richter.
Per mia mamma era di buon senso fare tutti insieme la varicella. Con le sue amiche organizzava dei Varicella Rave per togliersi il pensiero. Era di buon senso camminare scalzi sui sassi, farsi gli anticorpi e aspettare tre ore per entrare in acqua.

E comunque tante cose sono assurde. Noi per primi, guardaci, siamo ridicoli.
È assurdo che in coda per un tampone mi dicano “Signora per favore, divida i bambini che fanno assembramento!”
È assurdo che i nostri figli giochino a vaccinare le bambole.
È assurdo che la gente ti guardi male se starnutisci.
Ma siamo fatti così. E se non ci prendiamo troppo sul serio, ci scappa pure una risata.

Perché fra te che lo chiami assurdo e me che l’assurdo provo a metterlo in ordine alfabetico, c’è una gamma infinita di umanità. Latitudini, esperienze, ragionamenti, tentativi, progetti, convinzioni, abitudini… milioni di eccezioni alla regola. C’è chi fa tamponi solo dopo 48 ore per non incasinare una classe e chi fa tamponi a giorni alterni pure al cane. Chi se ne frega e chi ti denuncia. Chi al lavoro ci deve andare per forza. Chi ha qualcuno di fragile da proteggere. Chi pensa di essere immortale. Chi ha mille motivi per non vaccinarsi, fosse pure la coerenza o le troppe opinioni in tv. Chi non si fida più di nessuno. Chi ancora non si è fatto un’idea. Chi di solitudine potrebbe morire. Chi non sa più che fare. Chi tanto ha fatto la guerra. Chi cita gli esperti cugini. Chi sta al telefono. Chi ti gira contatti. Chi non ne vuole parlare. Chi ha il cuore gonfio. Chi c’è passato. Chi se la ride. Chi vuole solo tornare a giocare.

E le persone che tu giudichi assurde a volte sono solo spaesate, impaurite, arrabbiate, stremate, deluse, ignoranti. Proprio come te e come me.

Però i bimbi, adesso, hanno bisogno di vedere che questa assurdità non ci mette l’uno contro l’altro.
Che questa assurdità magari non la capiamo ma l’accettiamo, perché è sforzo comune di restare in piedi nonostante tutto.
Che in questa assurdità sappiamo escogitare strategie geniali per restare vicini e costruire la pace.
Che il nonno resta oltre il cancello, perché l’ha detto la maestra, anche se oggi è la giornata mondiale degli abbracci.

* Ti ho chiesto scusa, anche se sono convinta di aver ragione io… perché il buon senso non è mai esattamente a metà strada, e qualcuno deve pur farlo quel centimetro in più.
E poi perché, appena ho sbattuto la porta manco fossi in una serie tv, mi ha raggiunto il messaggio di un’amica saggia (che pedagogia geniale ha il buon Dio, a metterti sempre lungo la strada, nel punto in cui sei oggi e non ieri, quell’amico e non un altro): Pensavo a come questa pandemia, che inizialmente sembrava unirci tutti, sia invece diabolicamente divisoria. Fa emergere ancor più quegli istinti primordiali di egoismo, personalismo, gelosia. Mette a nudo quello che siamo. Ma poi penso: non guardare fuori, ciò che non puoi cambiare e poi non sai. Guarda dentro. E “se tutto concorre al bene di coloro che amano Dio e sono stati chiamati secondo la sua volontà…” Allora mi dico: questo deve essere per me punto di rinascita dai miei personalismi, egoismi, gelosia, momento di abbandono alla volontà del Padre, cambio di sguardo sull’altro. Voglio pregare che Dio mi dia proprio questa grazia, che è libertà del cuore e della mente.

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