Quando ero piccola e sentivo i miei litigare correvo a nascondermi sotto il letto tappandomi le orecchie.
Ancora oggi capita talvolta che amici (amici amici, di quelli che si presentano senza preavviso con quintali di gelato e sanno dove tieni i cucchiaini del caffè) (amici amici con cui ti scambi figli e calzini senza tenere il conto) (amici amici che fanno la scarpetta dal tuo piatto, quindi perché mai dovrebbero parlare sottovoce) insomma capita talvolta che quegli amici lì litighino davanti a noi come se fossero a casa loro.
Ancora oggi la bambina che è dentro di me vorrebbe correre a nascondersi sotto il letto tappandosi le orecchie, invece mi faccio forza e resto a guardare, pregando che tutto questo passi e quei due restino insieme.
Ovviamente capita anche a noi di litigare ferocemente, ma non siamo altrettanto simpatici.
Io per lo più litigo da sola, e quasi mai in pubblico. Mio marito, che io sappia, in pubblico griglia e basta.
Inoltre, stare a guardare restando fuori campo è assai più semplice e s’impara tanto, gratis. Non si precipita in quella voragine di stanchezza, di sensi di colpa, di rancore, di brutte abitudini subite a denti stretti, di calzini raccolti per la milionesima volta, di sacrifici rimasti invisibili, di dedizione passata inosservata, e sì, si resta estranei anche alla confidenza tra quei due, che li fa sentire in diritto di farsi male, sapendo bene dove fa male, con la certezza di poter recuperare. Si resta ai bordi del ring, spettatori un po’ più lucidi e invisibili. Sempre che si riesca a non diventare tifosi.
Da lì è più facile farsi certe domande, che se le facessero a noi nel bel mezzo si beccherebbero tanti di quegli improperi e pure qualche malocchio.
Perché stai dicendo cose orribili alla persona che più ami al mondo?
Perché le stai dicendo davanti alle persone che ami più della tua stessa vita?
E non te ne pentirai un attimo dopo mannaggia a te?
Non ti ricordi quanto è difficile poi riaccorciare le distanze?
Non ti ricordi quanto gelato dovrai mangiare per sbollire?
Ma soprattutto non ti ricordi che litigate sempre sulle stesse identiche cose senza mai venirne a capo?
Quando durante il corso fidanzati ci parlavano di perdonare, non capivo. Noi, che eravamo così felici, che cosa mai avevamo da perdonarci?
Invece, a camminare, ci sono sassolini che si incastrano tra le dita dei piedi.
E se non si svuotano le scarpe ogni sera prima di andare a letto, la mattina ci si sveglia più lontani.
Litigare fa male, e io non voglio farci il callo. Si dicono cose che non si pensano davvero. Oppure cose che si pensano davvero ma che a covarle nel buio poi saltan fuori con una virulenza cattiva. I cocci si rincollano, certo, ma quelle tazzine non sono più come nuove. E poi con quelle crepe ci devi fare i conti tutti i giorni: quelle che non sopporti perché c’erano già ma si sono riempite di rabbia e di polvere, e quelle che non sopporti perché le hai inferte tu.
A ricordarti tutti i giorni quanto fa male stare insieme, e come per miracolo nonostante tutto si rimane insieme.