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Io ti aspetto così

Il Brucomela è lì che pasticcia la letterina da almeno mezz’ora.
Le stelle sono tutte a pois, l’agrifoglio ha le bacche fucsia e gialle, al faccione di Babbo Natale ha aggiunto un bel paio di baffi a manubrio e gli occhiali da sole. Ogni centimetro di carta è un affollarsi di balene, unicorni, Stregatti e bignè alla crema rosa. Nell’angolino in alto a destra sta giocando a tris con un’amica di Dory Fantasmagorica molto permalosa.
La letterina a Babbo Natale che domani tutti i suoi compagni imbucheranno nella cassetta postale in fondo al giardino della scuola, ricopiando in bella grafia un indirizzo polare artico, lei non ha nessuna intenzione di scriverla. Le maestre si sono raccomandate che i bambini aggiungano alla tradizionale lista dei desideri qualche buon proposito.   

È per questo che non vuoi scriverla?

Non sai in cosa vorresti migliorare?

Vuoi che ti suggerisca qualcosa?

Pensi che sia difficile cambiare?

Sai, anche la mamma ci prova tutti gli anni…

Desisto.
Potrei ripiegare la letterina pasticciata, inserirla nella busta gentilmente allegata dalle maestre e già francobollata, scriverci su con qualche errore credibile l’indirizzo polare artico e sperare che Babbo Natale non le legga proprio tutte, ma un atavico senso civico e il terrore di un qualche maleficio che potrebbe scagliarmi contro il Brucomela al sapersi raggirata mi inducono a prendere il diario per scrivere alle maestre due righe di scuse e giustificare l’ingiustificabile anarchia strafottente di mia figlia.
Quando sono già a Care maestre, l’occhio mi cade sull’ultimo messaggio incollato sul diario:
“Gentili genitori, (per l’ennesima volta) chiediamo la vostra collaborazione…”
Segue memo di tutti gli appuntamenti di settimana prossima, che manco il CEO della Apple. Se dovessero sfuggirti la comunicazione sul diario, i volantini affissi in bacheca e la circolare n. 54, tranquilla che te lo ricordiamo sulla chat di classe e per sicurezza anche su quella della pizzata di fine anno che fa brutto abbandonare.

LUNEDÌ saggio di musica: maglietta rossa, cerchietto natalizio, calzini possibilmente a tema; può entrare un solo parente a bambino (proteste annuali, strazio inconsolabile di congiunti approdati con vassoi di cannoli e pasticciotti abbarbicati alla cancellata)
MARTEDÌ spettacolo delle renne acrobate: vestirsi pesanti perché nevicherà (e quando nevica la caldaia va in blocco), portare scatoloni riciclati rivestiti di carta regalo per addobbare l’atrio e carote per le renne acrobate
MERCOLEDÌ pranzo di Natale: dress code da concordare con la commissione mensa, vedi menù allegato (No, vi prego la pasta ai quattro formaggi no! Tanto mia figlia non mangia nulla! Non ho capito, devono vestirsi eleganti? Sì, dai compro io le stelline per tutti!)
GIOVEDÌ verrà a trovarci Babbo Natale con i regalini: allego scontrino delle caramelle e sondaggio per regalo a maestre / educatrici / bidelli / cuoche / messi comunali… (Perché quest’anno invece del solito regalo non facciamo una donazione a favore dei pinguini? Chi è quella str*** che ha detto a sua figlia che non esiste Babbo Natale?)
VENERDÌ mercatino di Natale e scambio di auguri all’uscita da scuola: indossare pantaloni blu, maglia bianca e cerchietto natalizio / cappellino di Babbo Natale (Ma posso rimettergli i calzini di lunedì? Per il brindisi ognuno si porta il suo bicchiere o utilizziamo il fondo cassa?); portare libri e giochi in buono stato, confezionare torte e biscotti con annessa lista ingredienti, chiedere alle nonne di produrre centrini, tovagliette e decorazioni varie (quelle che non sono ancora abbarbicate alla cancellata da lunedì)

È solo l’ultimo miglio che ci separa dal giorno X.                                                                                                          
Arriva dopo una maratona di: cassette della frutta da recuperare al mercato, arance essiccate sul calorifero e spruzzate di cannella, lanterne fai da te, stelle glitterate da appendere in classe, pini innevati da dipingere a piedi nudi, 24 paroline gentili da appendere ai pini innevati dipinti a piedi nudi, elfi dispettosi da istruire nottetempo su dolcetti e scherzetti, foto ricordo sulla slitta del Babbo per raccolta fondi dell’Associazione Genitori, canzoni da imparare a memoria, cappellini da ricamare, palline da personalizzare, finestrelle da aprire, lumini da accendere.
Tutto questo moltiplicato per 6, con i dress code più fantasiosi e gli incastri più assurdi.
Aggiungi le pizzate di calcio, di pallavolo, di ginnastica artistica, i saggi, i concerti, gli aperitivi solidali, le scatoline dei risparmi per la Caritas, le tombolate preventive, i calendari, gli open day (gli open day! Ma abbiate pietà!!!), le cene aziendali, i vediamoci che ho un pensierino per te, le scadenze di lavoro, le lucine sul balcone, i calzini rossi che stingono in lavatrice.   
E i Calendari dell’Avvento! Io amo il calendario dell’Avvento, giuro! (e pure la corona con le 6 candele) Ma qui fra cartacei, mangerecci, propositivi, canori, digitali, amichevoli ed episcopali, ne abbiamo 12 da aprire ogni giorno. Distribuiti un po’ a spanne lungo la giornata per non creare ingorghi, sono circa 130 minuti quotidie rubati al sonno. Moltiplicati per 24. Tra un pizzicotto e l’altro perché oggi tocca a me e tu sei il solito puzzone!  

Abbraccio il mio Brucomela cercando conforto nella sua muta ostinazione, coloro di viola un granchietto nell’angolino a sinistra. Non ti preoccupare, mi dico, perché lei lo sapeva da un pezzo. Anche se non facciamo niente, a Natale Gesù Bambino arriva.

Perché, caro Gesù Bambino, questa non è attesa. Questa è una corsa a ostacoli sui carboni accesi.
Adesso capisco la genialata dell’editto e del viaggio a dorso di mulo fino a Betlemme e delle porte chiuse e della stella e dei pastori in piena notte. Tu volevi arrivare senza che alcuno sapesse il giorno e l’ora. Risparmiare alla tua santa mamma lo stress da DPP. Venire alla luce mentre tutti erano altrove.

Caro Gesù Bambino,
io non sono stata più buona dell’anno scorso, e non ti prometto nemmeno che diventerò più buona da qui a Natale. In più ho i piedi a pezzi perché mio marito questo weekend mi ha fatto camminare 12 km sui tacchi, e il cuore non se la passa tanto meglio.

Caro Gesù Bambino, io mi fermo qui e ti aspetto.  
Ti prego, quando sarà l’ora, bussa forte alla mia porta.
Anzi, no! chiamami per nome.

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