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Lo sguardo del Papa

Tommaso dal Papa

Mi dicono di aver visto il bel faccino mascherato di mio marito, ieri al TG1. Un servizio flash sull’udienza di sabato mattina in Aula Nervi. Primo piano per fortuna, altrimenti il sottotitolo sarebbe stato: “Turista in pantaloncini e maglietta s’imbuca all’udienza del Papa”.

Sì, è andata proprio così: lo hanno imbucato all’ultimo momento bypassando qualunque protocollo. Il poverino, imbarazzatissimo, avrebbe almeno voluto mettersi in fondo, ma uno dei pinguini papali lo ha subito esortato evangelicamente a mettersi in prima fila, accanto a moglie e pargoletto ufficialmente registrati, perché il Papa non sa resistere ai bambini.

Al che mi chiedono: “Ma cosa gli hai detto al Papa?” Nulla. Non gli ho detto proprio nulla. È stato lì con noi cinque minuti buoni, come se non avesse nient’altro da fare, ad agitare le mani davanti a mio figlio per strappargli sorrisi che infatti cadevano a pioggia, coccolandoselo con lo sguardo, trattenendosi a stento da una carezza, scherzando su come i bambini giocano sempre con la sua croce. Forse mi ha chiesto come si chiamava il bimbo – spero di aver risposto bene – e poi gli ho allungato un disegno che i fratellini rimasti a casa avevano fatto per lui.

Lo so, non si fa. Potevo almeno chiedergli una preghiera, ringraziarlo, presentargli il turista imbucato accanto a me, dirgli che gli volevamo bene, raccontargli qualcosa delle nostre vite.
Ma si stava così bene in quello sguardo.

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