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Mi amerai comunque?

Milano è un’eterna adolescente, piena di contrasti irrisolti.
Grattacieli sbilenchi incastonati tra pavè e brandelli di mura romane.
Boschi verticali dove una volta c’era la campagna.
Ponti sospesi su oceani di traffico.
Nuvole di pioggia in bilico come funamboli sui cavi del tram.
Cantieri infiniti di creatività che sfida ogni legge.
Un Duomo che si incapriccia a restare bianco ammiccando tra eterne impalcature.
Gente in coda per un pasto caldo davanti alle vetrine di Tiffany.
Avvocati in monopattino e bambini sui taxi.
Gente che corre corre corre ma sul più bello si perde.
Tutti che vogliono essere diversi per non sentirsi diversi.
D’estate vanno di moda gli stivali al ginocchio. Ma se si gela la caviglia si porta scoperta. I più arditi indossano nulla sotto il blazer, o nulla eccetto la cravatta. Roba che solo a guardarli mi viene il cosiddetto. Devono sapere che sei abbronzato anche a Natale.

Mi lascio alle spalle il Quadrilatero della Moda. Sopra la mia testa un cartellone luminoso sentenzia:
A MILANO NON SI PASSEGGIA, SI SFILA.
Raddrizzo la schiena e m’infilo nell’ennesimo contrasto metropolitano: il Centro per le Disabilità Complesse.

E qui dentro davvero è un altro mondo.
Un bimbo con una voglia viola su metà faccia e le sopracciglia bianche si aggrappa al passeggino per farci il solletico. Una donnina in miniatura raggomitolata su due ruote manda baci da lontano. Un ragazzino zeppo di cerotti tenta invano di allacciarsi le scarpe, prova e riprova ma le dita non gli obbediscono. Un gigante barbuto emette vagiti da neonato che il vecchio papà tenta di dondolare in una ninna nanna di mani callose. Davide guarda curioso, ride, risponde ai versi, si rotola con loro, non scarta i pizzicotti. Indica, tocca, afferra, assaggia. Non deve inventarsi frasi di circostanza.

Io me ne resto in un angolo, ai margini di questa sala d’attesa che pare la Corte dei Miracoli.
Sembra un unico grande coro, ognuno nella sua lingua, il fragore è assordante:
Mi amerai comunque?

Mi amerai, mamma, se non imparerò altre parole che questa oh di stupore che mi ride in faccia?
Se per tutta la vita i miei movimenti restassero sghembi e le ginocchia a terra?
Mi amerai se non dovessi somigliarti, o invece somigliarti troppo?
Mi amerai se sarò brutto, lento, maldestro, lagnoso, di peso? Se non sarò scattante, geniale, estroverso, persino felice come il mondo mi vuole?
Tu, mi amerai comunque?

Vorrei gridarlo anch’io, chiamata alla lavagna da un camice bianco che intanto flagga caselle, unisce puntini e somma punteggi. Signora, l’ha stimolato nel gioco simbolico? L’ha fatto camminare, rotolare, piegare? Quante ore al giorno? Quanti giorni a settimana? Ha firmato il diario, scaricato i video, chiamato l’oculista, svuotato l’asciugatrice, inviato il report, riempito il frigo, risposto alla chat, controllato i pidocchi? Da 1 a 10 a che punto siamo? No, così non va bene, e lei dovrebbe saperlo.

Dimmelo: è vero che mi amerai comunque? Anche se sono sempre di corsa. Anche se perdo la pazienza. Anche se non so fare i biscotti di Natale. Anche se spesso mi mancano le forze e il coraggio. Anche se sbaglio sulla tua pelle.

Dimmelo. Perché se mi ami, e mi ami comunque, non ci sarà giorno in cui penserò di essere venuto al mondo per caso.
E il mondo sarà un pochino di più a misura d’uomo.

PS: Davide sta benone, sopravvive egregiamente ai fratelli, mangia per 4 e ha una voglia di vivere che è contagiosa. Ci atteniamo semplicemente ai controlli periodici in ospedale e, ogni volta che approdiamo in questo polmone verde di amore incondizionato ignoto ai più, ne usciamo rigenerati. Sta benone, eppure io, ogni volta che guardo questo figlio restituito, mi chiedo se avrei abbastanza amore diversamente. E così ogni sguardo diventa una preghiera.

PPS: Dedicato alle mie amiche sagge, che ogni tanto al venerdì sera trovano le forze per stare insieme. In pantofole, davanti a una birretta (più spesso a una tisana), riusciamo persino a scambiarci pensieri intelligenti, prima di crollare ubriache di sonno. Questa volta si parlava di valutazione, di merito, di voti e di scuola, di tirar su piccoli uomini e donne a misura di dono. Ma qui è detto meglio: https://www.luiginobruni.it/it/ok-rft/la-medaglia-di-un-altro-merito.html

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