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Ok, ma quanto?

L’altro giorno ascoltavo lo sfogo inarrestabile di un’amica mamma che non riusciva a trovare nemmeno un minuto per sé. (Sì, diciamo tutte cose così)
Colazioni, pranzi e cene, lavatrici, piega e stira, riordina casa, pulisci casa, ripulisci casa, la DAD, i compiti, i bambini da accompagnare a destra e sinistra (una volta forse, magari!), i mille incastri, il lavoro… (Sì, diciamo tutte cose così)
Il marito sempre in call… (Sì, diciamo quasi tutte cose così)

E mentre mi saliva l’ansia per lei, ho sentito la voce di una che non potevo essere io dire queste parole orribili: “Scusa, ma quante ore al giorno lavori?”
Tempo zero ho sentito anche il suo sconcerto muto articolare una parolaccia che nemmeno conoscevo e aggiungere cortesemente: “Ma tu da che parte stai?”
Che è esattamente quello che sbotto io a mio marito quando risponde ai miei sfoghi con degli indicatori matematici.

Sbotto proprio perché sento che non sta dalla mia parte. (E anche perché mi fa sempre delle domande semplicissime che mi mandano in confusione.)

Ma l’altro giorno sentire quella voce che non era la mia dire quelle cose orribili è stato illuminante.
Per fortuna che lui non è dalla mia parte.

ALT! ALT! Io la capisco benissimo la stanchezza delle mie amiche mamme, e anche la loro frustrazione perché arrivano a fine giornata e sembra loro di non aver combinato nulla eppure non si sono fermate un attimo, e quello che hanno fatto l’hanno fatto male o comunque molto peggio di quanto avrebbero voluto e molto molto peggio delle loro amiche mamme (Sì, pensiamo tutte cose così).

E non è questione di numero di figli/di nonni/di tate/di colf, di metri quadri o di ore in ufficio, perché vedo mamme di figli unici in un monolocale sull’albero trascorrere pomeriggi interi a bere il tè con le bambole-mungere caprette-fare torri di fango-collane di pasta-travasi di polenta che a una certa pure la buona zia Maria si comprerebbe una Play.

E capisco benissimo pure il senso di solitudine di tante amiche mamme, incomprese in questa loro fatica immane. Perché spesso è davvero impossibile far capire a un compagno quanta sia la fatica e la frustrazione. È come se gli sfuggissero sempre minuscoli dettagli fondamentali (tipo che gli imprevisti capitano sempre tutti contemporaneamente e tutti sulla porta di casa/mentre tu sei in call e scusa se non ho la tua lucidità nel produrre seduta stante un excel delle priorità).

Ma avere accanto qualcuno che ti resta accanto (etimologicamente su due piedi) e non precipita nel tuo loop è davvero importante. Qualcuno che non capisce proprio tutto tutto, sì, che ti fa sentire pure un po’ sola, certo, perché non è nella tua testa.
È il tuo benedetto appiglio alla realtà. Il tuo filo di Arianna per uscire dal labirinto. Perché spesso il senso della realtà, quando sei molto affaticata, rischi di perderlo. (Spesso esageriamo un po’, mettiamola così…)

Hanno litigato tutto il giorno.
Chi?
Tu non sai cosa è successo negli ultimi 10 minuti!
Cosa?
Sono arrivati miliardi di compiti.
Quanti?
Oggi ho corso ovunque come un flipper.
Dove?
Devo sbrigarmi, ho un sacco di cose da fare!
Per quando?

Sono domande semplicissime.
Domande che a pelle bruciano un po’, che ti mettono alle strette.
Cartine tornasole del tuo annaspare.

Perché spesso è faticoso, sì, una fatica tale che un italiano maschio medio non resisterebbe due minuti. Ma spesso (quasi) tutta la tua fatica è nella tua testa. Nelle tue paturnie, nelle tue ipotesi, nel tuo brutto carattere, nei tuoi sensi di colpa, nelle tue impuntature, nelle tue pretese sugli altri e su te stessa, nei tuoi paletti inutili, nei tuoi pregiudizi, nelle tue cattive abitudini, nella tua incapacità di chiedere aiuto e di delegare, nella tua mania di controllo, nel tuo punto di vista alterato, nella tua poca pochissima fede.

Io glielo dico sempre a quel benedetto uomo che mi sedusse grazie alla cravatta del nonno: “Tu non sai che fatica è convivere con me stessa!”
E sì, questa fatica la risparmierei volentieri a chi amo.

* Ciò non significa che sorriderò amabilmente ogni volta che mio marito mi dirà serafico: “Tu sei troppo stressata, rilassati!”

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