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Fissa Foto di Famiglia

I miei figli dicono che ho delle fisse. Chi non le ha?
Se poi sapessero quante ne ho abbandonate lungo la strada, riderebbero un sacco.

Nelle valigie delle vacanze infilo sempre un vestitino carino per ciascuno. Me li preparo ben bene sul lettone, studiando gli abbinamenti e le tonalità e gli accessori, tentando qualche rimando interno (no, vestirli uguali mi fa allergia, ma giusto il tema di fondo, così che non sembri Carnevale, ecco) e recuperando qualche citazione.
La Fissa: fare, almeno una volta all’anno, La Foto Di Famiglia.
Lo so che per quella esiste il Natale, ma a me piace di più l’estate con i suoi tramonti. E comunque a Natale sono tutti impegnati a mangiare come cinghiali a digiuno da Pasqua e a scartare regali.

Andiamo al mare in un delizioso paesino ligure dove campiamo di iodio e focaccia, nell’unica striscia di spiaggia libera strappata agli hotel di lusso con Spa e piscina e massaggiatrici incluse, dove per uno strano (o forse non tanto) caso del destino proliferano come funghi vecchi e bambini. Qualche mamma per necessità, papà soprattutto nel weekend. Roba che per fare la doccia non si sa bene a chi dare la precedenza. Dovremo litigarci la scialuppa di salvataggio in caso di emergenza.
Quella striscia di umanità nazional popolare è però passaggio obbligato per chi deve accedere al Lido dei Balocchi, Paese fatato da cui ci divide un magico portale presidiato dalla Guardia di Finanza. I pochi mortali che si sono azzardati a varcarne la soglia raccontano di una sorta di limbo dove ti fanno sciacquare i piedi e ti mostrano il listino prezzi sdraio + ombrellone ecceccecc. Quasi tutti se ne tornano indietro sconsolati con il modulo di domanda per il reddito di cittadinanza. Ma i pochi che riescono a tirare dritto ne vengono risputati fuori solo verso le 19, perfettamente abbronzati, lavati, asciugati e stirati, pronti per l’aperitivo.

Da quel magico portale, verso le 12 – ora in cui le mamme con i talloni screpolati e lo smalto rosicchiato stanno già tirando fuori dall’acqua bambini sguscianti di crema e si apprestano a ritraslocare braccioli, secchielli, sassi e conchiglie, quando non interi castelli, sui passeggini cosiddetti leggeri – ecco che arrivano loro. Le mamme vip. I nonni vip. Nel weekend anche i papà vip. In camicia. Sui tacchi. I pareo combinati con gli orecchini. I cappelli a falde larghe per mantenere il metro di distanza. Posso giurarlo, profumano di lenzuola appena lavate e di muschio bianco. Alle 12. Quando le mamme di cui sopra profumano di soffritto. E fin qui, solo tanta invidia.

Il fatto è che 10 minuti dopo, dallo stesso portale di Narnia precluso a quelli che si mangiano in spiaggia la pizza surgelata, escono dei bambini. Bellissimi. Perlopiù biondi e boccolosi. Quasi tutti Leone e Gregorio. Ma anche Luce e Sole. A bordo di passeggini davvero leggeri spinti da tate a dire il vero un po’ accaldate, ma comunque con i talloni messi meglio dei miei.
Ecco. Io me li guardo impunemente questi bambini, e mi studio gli outfit per trarre ispirazione (foto di famiglia dell’anno prossimo). Camiciole di lino (stirate!) con collo alla coreana, pantaloncini o salopette alla marinara, vestitini morbidi come bignè, panama in miniatura, nastri e merletti, maniche a sbuffo, incantevoli top di macramè, sandaletti inamidati, righe e pois sapientemente dosati, tutto q.b. Sono en pendant pure col passeggino.    
Dopo una settimana di questa passerella devi ammettere sconsolata che i tuoi figli di abbinato hanno a malapena le due ciabatte, perciò dovranno puntare sulla simpatia per farsi spazio nel mondo.

Comunque ormai i vestitini carini in valigia li hai messi.
Devi solo costringerli a

  • indossarli nell’ordine pianificato
  • lavarsi i denti e pettinarsi
  • fare tutti insieme una passeggiata fino al porto
  • (con la luce giusta)
  • (senza troppa gente intorno)
  • stare fermi per un attimo sui soliti scogli davanti alle barche
  • non dico sorridere ma almeno non fare facce da Mr. Bean
  • chiedere lo scatto a un passante

Le nostre foto di famiglia sono un disastro, e vanno peggiorando di anno in anno.
La spilunga non entra mai tutta intera in foto e quest’anno, dopo aver chiesto le ragioni profonde di una tradizione così noiosa, ha concluso che ormai è troppo grande per ste scemenze da quarantenni.
Il GGG mette solo pantaloncini e maglie da calcio e come tutti i calciatori nella maglia ci si asciuga il sudore e l’entusiasmo. Uno schifo.
Il Brucomela è fisiologicamente incapace di stare su due piedi, fa venire il mal di mare a chiunque provi a inquadrarla. In più ha sempre le ginocchia e il naso sbucciati. I piedi ovviamente intonsi.
Il Signor No odia a prescindere qualunque vestito gli proponga e, non potendo più andare in giro nudo, per protesta li indossa tutti al contrario. Ma scientificamente al contrario.
Tommy al momento della foto risulta sempre disperso. In genere ce ne accorgiamo a foto già scattata e siamo troppo esausti per ricominciare il siparietto da zero.
E l’ultimo, che ancora non può scappare né opporre troppa resistenza alle manie materne, ha sempre in bocca qualcosa da ruminare (se non è cibo sono sassi e foglie) e la maglietta perennemente sporca di gelato al cioccolato che non so come si procuri. Inoltre, sempre così cuorcontento e sciupafemmine come il suo santo patrono, gli basta subodorare uno scatto in avvicinamento per propinare certe smorfie da servizi sociali.

Una cosa li accomuna i miei ragazzi, in questo pedissequo sforzo per sabotare l’annuale progetto famigliare:
ODIANO METTERSI IN POSA.

E io li capisco.
Anzi, se penso alla mia dipendenza da quel filo di trucco,
al nostro mondo-vetrina bulimico di like,
alla linea feroce che divide il mondo in influencer e sfigati.
Io davvero ringrazio.

Per questa loro smania di essere se stessi a tutti i costi.
Per questa loro libertà di non baciare per gentilezza,
sorridere per educazione,
stare fermi per galateo.
Io che almeno una volta all’anno cerco rassicurazioni sulla mia nostra felicità.
Tenendo fuori dalla cornice le litigate, le occhiaie, le macchie di sugo e i capricci.
E loro che si sentono amati così come sono.

I falsi idoli (che poi sarebbero le fisse di noialtri millennial) li riconosci subito: ciucciano sangue e allegria, ti stordiscono per un attimo di euforia per abbandonarti subito dopo alla paura. Ma soprattutto creano dipendenza. Meglio fonderli al primo falò di Ferragosto.
Perciò, insieme all’abbronzatura senza segni e all’estate senza pioggia, quest’anno ci butto dentro anche La Foto Di Famiglia.

A mani libere e cuore sgombro, farò scorpacciate di vita impossibile da immortalare: ciglia imperlate di acqua e sale, il respiro lento di un figlio quando finalmente cede al sonno, l’ultima pagina di un libro letto d’un fiato, le mani che si cercano per farsi coraggio, le cose importanti capite in due in silenzio.
Eh sì, anche le stelline al pomodoro nei capelli.    

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