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L’amore addosso

È una settimana lenta.
Possiamo solo aspettare che passi. Cambiarti, ricambiarti, lavare e stendere, far entrare in casa gli ultimi lembi di sole, costringerti a un cucchiaino di riso, a una siringhina d’acqua e sali minerali. Sentire se scotti, strapparti un sorriso. Ma soprattutto arrendermi a questo tuo volermi stare sempre addosso. 

Con gli altri non mi sono mai presa questo tempo, a te invece certe volte ti mangerei di baci.
Sarà che quello strappo iniziale non è mai saturo, che certe volte ho ancora paura di perderti come un bottone.
Sarà che adesso mi piace sentire il peso.

Quanto sono belle le persone cariche di anni, di rughe, di calli. Le occhiaie al mattino, i piedi gonfi alla sera, la pelle smagliata d’estate. Quanto sono belle senza trucco e spettinate. 
Con te addosso a riempire gli spazi, come bagnasciuga rallento.
Sento i miei spigoli eppure il calore, le cose che premono sotto la pelle e quelle che sanno aspettare.
Mi scopro ferita eppure capace di cura.

C’è un che di primordiale nella mollezza arresa dei bimbi, che io invece devo allenare.
Che bello l’amore quando non c’è da sedurre. Da fingere, da dimostrare. 
Che pace sentirne addosso il peso senza tare, le fatiche accolte, le vergogne già perdonate.

Amarsi in pieno giorno senza darsi appuntamento, pelle contro pelle, senza più sapere chi pesa e chi riposa. 

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