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Limiti e limiti

Qualcuno mi ha chiesto cos’è questa storia dei limiti, perché in effetti spesso divago e mi perdo il filo.
I limiti per me sono tutte le volte in cui mi sento stretta e mi immagino altrove.

Limiti miei innanzitutto. Spesso mi sento limitata, inadeguata. Faccio confronti con le altre mamme, con i colleghi, con chi nel mondo combina cose grandi. Con chi sa l’inglese.
Limiti imposti dalla storia in cui mi sono cacciata. Per esempio oggi ho realizzato che molto probabilmente nella vita non andrò mai in Sardegna. Per un attimo ho rosicato. Poi ho pensato che altrettanto probabilmente nella vita non mangerò mai rane fritte, e mi sono consolata un po’.
Limiti imposti dall’età, dal buon gusto, dall’ignoranza, dai cartelli stradali, dalla mancanza di tempo, dal posto in cui vivi, dalle fragilità degli altri, dalle stagioni, dalle lune.
E poi ovviamente limiti assurdi che mi autoimpongo e che magari un giorno mi scrollerò via con una risata di petto.

Questi limiti mi diventano stretti, strettissimi, non appena mi proietto in quella dimensione parallela di una diversa me, leggera, libera e felice. Quella che i francesi chiamano pippa mentale. Se fossi nata altrove, se avessi studiato medicina, se avessi incontrato tizio, se avessi accettato quel lavoro…

Entrare in un centro commerciale a inizio saldi senza limiti di budget, e zero idee su cosa ti piace, cosa ti serve, cosa ti sta. Senza qualcuno che ti dica: troppo costoso, troppo rosso, troppo aderente, troppo già visto.
Oppure cucinare con quel che c’è in frigo.

Si sta bene nella pancia della mamma, almeno credo. Ci si stiracchia, si sbatte contro, ci si sente al sicuro.
Si sta bene in un abbraccio.
Si sta bene in una storia pensata apposta per te.   

Il dio dei non perfetti, per chi non farà una partenza intelligente e avrà tutto il tempo.

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